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martedì 16 ottobre 2007

HOWTO: zen or the art of rolling spaghetti

Guten tag, my friends!

This is my first international HOWTO and it's mainly aimed to help all of you outer world inhabitants (that is, you lucky people having the chance to live outside this waste land called Italy) in learning how to roll - and eventually EAT - a couple of spaghetti by simply using a fork *and* your hands.

In doing so we have chosen to adopt the 'learn by example' method [1]: a practical alternative to the didascalic and maieutic ones, which are far too complex and hence not suited for this purpose.

So, have a look at these pictures: they show my young little son Federico - a.k.a. 'Chico' (pronounced 'Kiko') - while struggling to roll and eat a bunch of 'spaghetti con le vongole' (spaghetti with claws and garlic), a typical seaside dish shown here in all its majesty as prepared by Mr. Mario of the 'Er Pioniere' ('Ye Pioneer') fame, in his small inn at the end of the 'Villaggio dei Pescatori' ('Fishmonger Village'), Fregene - Rome.

The first step

The second Step
(pictures copyright 2007 by memyselfandi)



It was my son first attempt ever, and it turned out to be quite successful, too.

Consider that Chico is two years and nine months now: although he's quite an ingenious kid, and he does know how to spell 'pimpiripettenusa' in a whisper, he still is a kid (and definitely a cute one).

Imagine what YOU could do.

After all, you used to cross the oceans back and forth with ships made of metal (how could it be? weren't they supposed to sink?), you fled with huge airplanes at the speed of sound or higher (how could it be? weren't they supposed to fall?), you reached the moon many a time in the past years (how could it be? wasn't the moon just painted white over the black sky?), you successfully fought against Iraq, a VERRRRY serious menace for your faraway land (how could it be? you don't EVEN know where Iraq is!) yet you don't know how to decently eat a cup of spaghetti.

Oh my!

Now you're on your way to enlightenment: just sit back, surf the web and book ASAP a low cost, low risk, low satisfaction trip to Italy.

Once there, find the best looking restaurant (or 'taverna', 'osteria', 'trattoria', 'hostaria', 'pompe funebri') you can, and order with confidence a wealthy portion of 'spageti boloniese'.

Then, show everyone your craftsmanship and start splotching tomato (?) juice and meatballs all over the red-and-white-checked tablecloths.

Beware all those people sitting at tables near you: they could turn out to be very hostile when bombed with someonelse's lunch, after all.

Clean your mouths, wash your eyeglass (if any) and throw away your skirts: it's just time to relax and order a hot 'capuccino' with a Big Mac.

Well done! Hope to see you soon again.

Best regards

FJF

Note:

[1] - A replacement for the older 'Osserva, Sperimenta & Impara' method, (c) 1956 / 1988 by TraumFabrik productions

venerdì 24 agosto 2007

HOWTO : far spurgare le vongole

Bentruàti.

Con il post di oggi si inaugura la categoria degli howto (pron.: autù), che poi altro non sono se non "mini-guide per l'esecuzione di compiti più o meno comuni in ambito culinario", fist-fucking escluso.

Questo primo howto è dedicato alla preparazione delle vongole come atto propedeutico alla poièsis di piatti che ne necessitano in ragguardevoli quantità (esempi: tegamata di linguine alle vongole, zuppa di vongole, impepata di vongole e vongole in salsa di vongole).

Sono riuscito a non dire sautèe.

Ricordatevi, qualora non lo sapeste già, che le vongole sono molluschi ESTREMAMENTE diffidenti.

Una volta eradicate dal loro habitat sabbioso e salmastro, tristi e immalinconite tendono a chiudersi introspettivamente in sè stesse, senza il benchè minimo accenno ad una qualsiasi riapertura della loro coriacea conchìzza.

Il che presenta alcuni sgradevoli inconvenienti.

Primo tra tutti, quello di ritrovarsi a gustare squisite linguine alla sabbia di Marghera, la quale oltre ad essere aromatizzata al tetracloruro di carbonio, al bromoformio e ai trialometani, ha anche il poco piacevole side-effect (mi si perdoni l'anglismo) di attaccarsi, eccome!, al lavoro del vostro dentista.

Distruggendolo.

Affinché ciò non accada è possibile prendere delle semplici precauzioni - ognuna delle quali è da intendersi alternativa alle altre - che mi accingo or ora ad elencare:

  1. Acquistare vongole già sgusciate e pulite. Surgelate o in salamoia, poco cambia: fanno schifo uguale e probabilmente sono state preparate da bambini pakistani nel poco tempo libero a loro disposizione tra la cucitura di un pallone da calcio e l'altro
  2. Attendere che l'evoluzione faccia il suo corso, spostando l'habitat naturale del simpatico mollusco dalle coste sabbiose agli scogli calcarei (a là cozze e patelle, per intenderci). Detti scogli saranno sicuramente più facili da individuare ed eliminare dal piatto, di quanto non lo siano i maledettissimi granelli di sabbia
  3. Seguire pedissequamente questo howto
Orbene, preambolo a parte, ciò che vi servirà sarà un recipiente di capienza adatta a contenere le infingarde, da riempire con le medesime indi con la quantità d'acqua strettamente necessaria a coprirle a filo.

Poi sarà il caso di aggiungere una quantità di sale grosso tale da portare i livelli di salinità dell'acqua presente nel contenitore a valori analoghi a quelli dell'ambiente dal quale le bastarde sono state prelevate.

Qualora non conosciate tale valore, potrete rivolgervi al laboratorio di analisi dell'università di Pavia, come suggerito sulle etichette delle più note marche di acque minerali, o più semplicemente sbattervene le palpebre e andare a casazzo (credo che da qualche parte ci sia un refuso dettatomi inconsciamente dal comune senso del pudore).

L'aumentata salinità dell'acqua fara sì che le stronzissime credano di essere state riportate a casa loro, ammesso che si possa chiamare 'casa' un tratto di mare basso e limaccioso, e quindi si decidano - dopo circa due / tre ore di straniamento - a tirar fuori la capuzzella per dare un'occhiata e vedere chi c'è in giro e che si dice, ma più che altro per capire che fine ha fatto tutta quella dannatissima sabbia.

Le sciocchine non sanno però che così facendo contribuiscono a perdere la fragrante impanatura silicea di cui sono ripiene, agevolandovi il compito.

Ed è a questo punto che intervenite voi, selezionando accuratamente le vongole aperte, e quindi ancora vive e verosimilmente pulite, da quelle chiuse, probabilmente defunte o più timide delle altre e comunque più insabbiate di un bambino di due anni a spasso sul litorale di Ostia.

Una risciacquatina alle fortunate che hanno passato la selezione, male non fa.

A questo punto le bestiacce sono pronte per essere trasferite nella loro tomba sfrigolante, con enorme soddisfazione vostra e buona pace degli animalisti che - similmente a quanto già fatto per le povere aragoste - si scaglieranno contro di voi e la vostra crudele intenzione di cuocere senza un minimo di pietà dei poveri animali vivi e indifesi.

Il vostro rutto di soddisfazione a fine pasto, da verace caparozzolante, sarà la miglior risposta a qualsiasi polemica.

Ad maiora.

UPDATE:

Una provvidenziale puntata di Linea Blu mi ha permesso di chiarire alcuni dubbi e correggere alcune imprecisioni.

Innanzitutto, l'acqua in cui sono immerse le stramaledette deve essere fredda (l'avevo detto? Ah, non l'avevo detto?) e va cambiata ogni ora, riaggiungendo il sale tutte le volte.

In secondo luogo, la stramaggioranza delle vongole veraci vendute in Italia appartiene al genere Venerupis philippinarum, comunemente detta "Vongola filippina" e, a causa della sua origine, non solo tende ad essere più pulita dalle altre, ma - qualora opportunamente circuita - è in grado di rassettarvi la casa e / o stirare i vostri vestiti appallottolati.

La vongola verace verace (Venerupis decussata) può essere distinta da quella verace filippina semplicemente osservandone i sifoni (gli occhietti) che, nel primo caso, sono lunghi e ben separati, mentre nel secondo sono decisamente più corti e uniti tra di loro.

Se al culmine della vostra indignazione xeonofoba vi è venuta voglia di segnalare al ministero delle politiche agricole questa clamorosa violazione di un marchio IGP (o quel che l'è), sappiate che la definizione "verace" si associa a tutte le vongole non coltivate, ovvero cresciute allo stato brado.

Tiè.

E così ve lo siete presi nel ca'apranzo (cfr. Il Vernacoliere).

Miracoli della globalizzazione agroittica.

La pescivendola sotto casa mia, intanto, mi ha detto che lei alle vongole (filippine o meno che siano) preferisce i lupini (Dosinia exoleta) e la pentolata di cavatelli ceci e lupini che ho trangurgitato ieri sera ne è stata esemplare conferma...